Silvius Magnago

(1914 – 2010)

Se un piccolo territorio pensa di poter modificare facilmente i confini di Stato, nutre vane speranze. Se opta per la violenza, sarà sempre destinato a perdere. Guidato da questi principi, Silvius Magnago ha visto in un’autonomia all’interno dello Stato italiano la soluzione migliore per l’Alto Adige e l’ha raggiunta attraverso lunghe trattative con il governo di Roma. Ma chi era questo “padre dell’autonomia”?

“L’autonomia non è qualcosa di statico, ma deve essere intesa come un processo dinamico che si adatta ai tempi.”


Silvius Magnago, 1991

La famiglia

Il padre
Il padre Silvio è originario di una famiglia italiana di Rovereto. È a favore dell’Austria, studia legge a Innsbruck e – perfettamente bilingue – diventa magistrato a Merano.

La madre
Helene Redler di Bregenz. Il padre e poi anche il fratello svolgono attività politica nel Vorarlberg.

Il piccolo Silvius
Nasce il 5 febbraio 1914, secondogenito fra due sorelle, Maria (1913) e Selma (1917). Sei mesi dopo la nascita di Silvius scoppia la Prima guerra mondiale.

Vita privata

Il grande amore 
A Roma Silvius Magnago conosce la sua futura moglie: Sofia Cornelissen di Essen in Germania. 

Il matrimonio 
Nel 1943 sposa Sofia Cornelissen a Innsbruck. Pochi giorni dopo il matrimonio fa ritorno al fronte, in Ucraina.

Infanzia

Prima guerra mondiale
Alla fine della guerra la famiglia si trova a Bolzano. Il peggio sembra essere passato, ma arriva la grande delusione: il Sudtirolo non appartiene più all’Austria. Il padre Silvio diventa un funzionario della giustizia italiana.

Il fascismo
Come avviene per tutti gli ex funzionari austriaci, anche il padre è tenuto sotto osservazione speciale. Nel 1923 i suoi figli, prima di altri, devono passare alla scuola italiana.

Negoziati

Le trattative
Solo a partire dal 1961 lo Stato italiano è disposto a trattare per una nuova autonomia. Dopo lunghe e accese discussioni si arriva al varo del cosiddetto “Pacchetto”. Il successo dell’impresa è determinato anche dalla profonda stima che Aldo Moro, Presidente del Consiglio dei ministri dal 1963 al 1968, nutre per Silvius Magnago, testimoniata dalle parole: “Di questa persona possiamo fidarci”.

Il Pacchetto
Nel 1969 il congresso della SVP approva il “Pacchetto”. Magnago deve esercitare tutta la sua autorità per ottenere la maggioranza; solo il 52,8 % dei votanti si esprime a favore. 

Educazione

La formazione
Dopo il liceo studia giurisprudenza a Bologna, ma interrompe brevemente gli studi per il servizio militare. Nella sua tesi di laurea mette a confronto le leggi razziali tedesche con quelle italiane. 

Il servizio militare
Per la sua statura (m. 1,86) viene arruolato a Roma nel primo Reggimento Granatieri. È comandato, fra l’altro, a presenziare alla visita di Stato di Hitler nel maggio 1938.

Guerra

Le opzioni
Nel 1939 la popolazione di lingua tedesca e ladina è costretta a decidere se trasferirsi nel Terzo Reich o rimanere in Italia, rinunciando al riconoscimento come minoranza linguistica. Magnago opta per la Germania “per protesta contro il regime fascista”.

La gamba
Due mesi dopo il matrimonio, durante un attacco in Ucraina, è colpito alla gamba sinistra da una granata e ne subisce l’amputazione. Da quel momento sarà sempre tormentato da dolori fantasma. 

Il periodo nazionalsocialista
Negli anni 1940–1942 è impiegato a Bolzano presso le autorità tedesche incaricate di organizzare il trasferimento degli optanti. Magnago viene dichiarato “indispensabile” al servizio e potrebbe evitare il fronte. Ma rifiuta. 

Ultimi anni
di lavoro

La quotidianità
Nel 1972 entra in vigore il secondo Statuto di autonomia. Le trattative con Roma però proseguono per definirne i dettagli. Intanto il benessere arriva in Alto Adige. Nella foto: Inaugurazione di una scuola materna.

Onorificenze
Austria e Germania conferiscono a Magnago diverse alte onorificenze al merito. L’Italia gli attribuisce il titolo di Cavaliere di Gran Croce, che però Magnago accetta solo molti anni dopo la chiusura della vertenza altoatesina di fronte all’ONU. 

Il ritiro dalla vita pubblica
17 marzo 1989: lascia la carica di Presidente della Provincia, che ha ricoperto per 29 anni. Conserva invece la carica di segretario della Südtiroler Volkspartei fino al 1991. 

In politica

Attività politica
Nel 1948, figura simbolo di una generazione segnata dalla guerra, partecipa per la Südtiroler Volkspartei (SVP) alle prime elezioni del dopoguerra ed è nominato vicesindaco di Bolzano. Nello stesso anno ricopre le funzioni, alternativamente, di presidente del Consiglio provinciale e regionale. 

La manifestazione
Nel 1957 Silvius Magnago viene eletto segretario politico della SVP. Sostenuto dall’ala più radicale del partito, organizza a Castel Firmiano una grande manifestazione di protesta contro la politica dello Stato italiano nei confronti dell’Alto Adige. 35.000 manifestanti reclamano per la Provincia di Bolzano una propria autonomia. 

Gli attentati
Alle proteste pacifiche seguono gli attentati contro i simboli dello Stato italiano, che raggiungono il culmine nella notte del 12 giugno 1961. Magnago è da poco Presidente della Giunta provinciale. Durante la “notte dei fuochi”, decine di ordigni vengono fatti esplodere e abbattono una quarantina di tralicci dell’alta tensione. La volontà di attirare l’attenzione internazionale sulla questione altoatesina si paga a caro prezzo: presenza militare, arresti, maltrattamenti. Gli attentati continuano, portandosi dietro una scia di morte.